Se esistere significa avere una realtà effettiva, e a dirlo è il dizionario della lingua italiana, cosa significa esistere nell’era digitale?
La domanda è seria, a tratti angosciante, partendo dalla consapevolezza che nessuno può accomodarsi sul web e celebrare la conquista di una nuova dimensione tangibile. Come piccoli alieni che vagano nell’etere di dati, video musicali e algoritmi indecifrabili, gli utenti ricercano online anche tracce della propria identità per rafforzare quel concetto di “Io” che un tempo germogliava in maniera più spontanea con rapporti interpersonali diretti, preso un diploma, una laurea e imparato un mestiere.
CHI DECIDE CHI SIAMO – Noi stessi, attraverso le nostre interazioni, pare questa la risposta più logica nonché automatica, tuttavia, nell’era digitale nuovi parametri di giudizio e valutazione mutano la percezione dell’individuo. Si tratta di canoni talvolta suscettibili alle mode e alle tendenze del web e che non coinvolgono più solamente l’aspetto privato/ludico del soggetto analizzandone hobby e interessi, ma penetrano più a fondo, scovando commenti di terzi, abilità, competenze professionali e relativi successi (e insuccessi) di una carriera. Accade allora che chi ottiene centinaia di condivisioni sui propri profili social sia considerato un personaggio “cool” alla stregua di chi negli anni Ottanta dettava la moda con leggins fluo, spalline e scaldamuscoli, e che un efficace profilo Linkedin, commenti e interazioni su forum autorevoli, accanto a recensioni e feedback positivi, si traducano nel miglior curriculum vitae che si possa mai desiderare.
WEB REPUTATION – Coloro in grado di innalzare l’onorabilità online della propria sfera privata, di pari passo con quella professionale, avranno dunque accesso a indubbi vantaggi, anche di natura economica, come testimoniano recenti sondaggi in fatto di Web Reputation, ovvero quell’attività (instancabile) di raccolta e monitoraggio di tutto ciò che concerne un individuo, un’azienda, un prodotto, un’iniziativa o una campagna di comunicazione presente sul web attraverso le opinioni dei media, di personaggi influenti e della massa di utenti.
Secondo l’analisi realizzata da Extrapola, che ha studiato oltre 320mila citazioni apparse online negli ultimi dodici mesi riguardanti 31 “aziende di Stato” e relativi professionisti, ne è emerso uno scenario ben poco confortante: due manager pubblici italiani su tre sono infatti bocciati in termini di reputazione online. L’esame delle citazioni negative, interpretate come pubblicità sfavorevole, ha evidenziato come il 62% di questi brand produca un Equivalent Advertising Value negativo attorno ai 530 milioni di euro nell’arco di un solo anno mentre solo il 15% ha saputo generare un Eav positivo pari a circa 130 milioni di euro. Consapevoli dell’importanza della Web Reputation in termini di valorizzazione economica, sempre più persone, in particolare personaggi illustri, manager e realtà aziendali, si sono rivolte a servizi di ingegneria reputazionale nati appositamente per progettare l’identità digitale e mantenerla nel tempo, passando al setaccio il sentiment degli utenti online.
NOME E COGNOME – Anche per l’utente medio e per la sua circoscritta esposizione online si sta rivelando sempre più fondamentale avere una buona conoscenza del proprio ciclo reputazionale. Il sondaggio Lovegeist ha messo in luce dati interessanti su come sia mutata la gestione delle relazioni sociali tra gli utenti e su quanto, oggi più di ieri, digitare il nome e il cognome di una persona possa avere un impatto decisivo su future scelte sentimentali. Prendendo in analisi un campione di più di 11mila single in otto paesi europei, il 77% ha affermato di cercare informazioni sul web relative al partner con cui s’apprestava a uscire per un primo appuntamento. Facebook è risultato il canale social più efficace nella ricerca, con il 66% delle preferenze, seguito da Twitter (14%) e Instagram (9%) mentre il motore di ricerca Google è ritenuto una fonte attendibile di dati nel 22% degli intervistati.
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