A cosa servono e perché implementare microdati, microformati, RDFa sul proprio sito?
Oggi è sempre più in voga scrivere contenuti utili e funzionali per i motori di ricerca, applicando alla lettera le più conosciute regole della netiquette SEO, con il nobile scopo di migliorare la qualità del proprio sito o di quello dei propri clienti. Eppure per determinate realtà questo non è a volte sufficiente: il contenuto di molte pagine non è facilmente comprensibile agli occhi dei motori di ricerca. Per ovviare a questa difficoltà Google, Bing (Microsoft) e Yahoo hanno unito le forze per definire un linguaggio che fosse adatto sia ai webmaster, perché di facile implementazione, ma al contempo comprensibile agli spider dei motori di ricerca. È nato così lo schema.org un sistema di dati strutturati che il webmaster può utilizzare per definire il markup delle pagine HTML di un sito. Questo schema utilizza quindi una terminologia condivisa tra i search engines, che può essere adattata a diverse nicchie di business, per evidenziare (e ordinare) i contenuti delle pagine, aiutando i motori a restituire queries di ricerca semanticamente più significative.
Scommetto che ti sarà capitato molte volte di vedere per una semplice ricerca su Google risultati che risultano graficamente più impattanti di altri, corredati da fantastiche stelline, foto e particolari che saltano subito all’occhio. Questi sono i rich snippets, risultati arricchiti da informazioni aggiuntive sulle pagine web.
Potrei ad esempio voler definire e rendere visibili informazioni per il mio ristorante, per un evento, una persona, una ricetta, una recensione, un film o la scheda di un prodotto. Dunque occorre applicare una serie di regole ben definite per strutturare i dati. Per eseguire il markup dei contenuti si possono utilizzare tre standard: microdati, i microformati o RDFa.
I microdati, introdotti dall’HTML 5, sono un’altra risposta alternativa e valida all’esigenza di etichettare le informazioni contenute in una pagina web e facilitarne l’interpretazione da parte dei motori. In questo caso ogni elemento verrà corredato da dati molto specifici.
Facciamo un esempio pratico un po’ più tecnico per capire di cosa stiamo parlando. Nel codice di mark-up sottostante, relativo a un film, è visibile come all’interno di un contenitore <div> sia stato introdotto con l’attributo itemscope il vocabolario specifico dello schema.org relativo al film e in diversi punti del codice sia stato utilizzato l’attributo itemprop per specificare ogni proprietà dell’elemento movie; in questo caso il regista (director), il genere e la url a cui è disponibile il trailer del film.
I microformati sono delle entità che vengono scelte per descrivere uno specifico tipo di informazioni (es. un prodotto specifico, un’azienda, una persona). Per ogni entità verranno poi definite delle proprietà. Nel seguente esempio è visibile come una volta creato il codice del Microformato vCard, utilizzato nello specifico per la descrizione delle persone, un’azienda può decidere di far riconoscere ai motori di ricerca proprietà interessanti come una foto, la qualifica, l’indirizzo e codice postale.
Anche l’RDFa è un modo per descrivere i contenuti delle proprio sito web con delle “etichette di codice” che sono attributi dei tag XHTML. Quindi anche in questo caso parliamo di entità, ognuna della quali possiede delle proprietà specifiche. A titolo esemplificativo, il codice presenta delle diversità ma il concetto è simile ai microdati e ai microformati.
Se a questo punto dell’articolo sei entrato in confusione tra microdati, microformati o RDFa è assolutamente plausibile! Per avere una panoramica completa sulle diverse proprietà disponibili per i contenuti del tuo sito ti invitiamo ad approfondire la documentazione sul sito del progetto scherma.org.
F.Muciaccia