La rivoluzione digitale comincia dalla musica, conquista il cinema e infine raggiunge il suo massimo apice dilagando in quello che un tempo era un universo fatto di fogli di carta e inchiostro: il mondo dell’informazione.
Da quando sfogliare i quotidiani internazionali e leggere un best seller sul proprio tablet è diventata una pratica ampiamente diffusa, a dir poco elementare, sono cambiati di pari passo anche i rapporti tra scrittori e lettori, la fruizione delle notizie, l’espressione della creatività, la partecipazione a un evento fisico o virtuale.
A dare inizio a uno dei processi più straordinari nell’industria digitale è la Apple che soltanto quattro anni fa lanciò il primo iPad, uno strumento capace di sconvolgere i precedenti equilibri mediatici e di entrare nel quotidiano delle persone.
Rivoluzionare la lettura dei contenuti coincide, infatti, con una trasformazione a livello culturale che dal piccolo utente scava fino al cuore della didattica, entrando nelle scuole e nel settore formativo di alto livello.
Basti pensare che dal mese di aprile 2010, quando l’iPad debuttò sul mercato statunitense, erano disponibili 185milaapplicazioni create per iPhone ma adattabili al nuovo arrivato, e dopo solo cinque mesi ne furono introdotte altre 25mila.
Numeri importanti che oggi paiono briciole di innovazione dinanzi all’onda di applicazioni digitali che ha raggiunto un movimento di oltre 350mila soltanto nel 2013.
CARO “VECCHIO” QUOTIDIANO – Oltre a una differente fruizione delle notizie sono cambiati anche i contenuti stessi veicolati sul web, ovvero il modo di presentare un’informazione, la sua descrizione, la lunghezza, la scelta del linguaggio e, come una catena di montaggio, anche le vesti di coloro che lavoravano nell’editoria e che hanno compiuto il grande salto sulla piattaforma digitale.
Resta intatto il sapore della carta stampata che mantiene il medesimo fascino di un film in bianco e nero, ma oggi sono i libri digitali, i quotidiani, i magazine e i blog online la vera attrattiva, grazie alla velocità con cui possono essere consultati in ogni tempo e in ogni dove.
Se dunque la missione del giornalismo più universale è quella di informare, connettere e ispirare un’azione, come si sta evolvendo la natura della narrazione giornalistica nella giungla digitale?
GIORNALISTA, BLOGGER O FAI DA TE? La democrazia del web ha aperto le porte a tanti scrittori, molti dei quali principianti, privi di una reale formazione/vocazione costringendo l’utente a filtrare e discernere tra una buona e una scarsa informazione.
Un compito tutt’altro che facile se si considera che la pratica giornalista attuale si spalma su molteplici canali, con auto-pubblicazioni, social network, blog, forum, logiche di posizionamento SEO e le temibili notizie replicate su più siti attraverso l’intramontabile metodo del copia/incolla. Insomma, mettere a fuoco la validità delle storie, la fonte prima, le successive repliche e re-indirizzamenti fuorvianti, è il rovescio della medaglia nel mondo super accessibile del web.
QUALITA’ E PERSONALITA’ – Ne esce vincente sempre e solo la qualità, accanto alla creatività e alla personalizzazione dei propri contenuti. E non importa necessariamente essere dei mostri di giornalismo: internet ci offre molteplici esempi di autori che hanno avuto successo cavandosela anche senza esperienza ma mettendo a disposizione degli utenti una parte vera di sé, cioè i propri contenuti, potenziati da video o immagini.
Fare leva sull’immediatezza del web intesa non come bersaglio/target strategico ma come concreta vicinanza “emotiva” e capacità di arrivare al cuore dei propri fan o utenti è altrettanto importante nelle logiche digitali. Le relazioni virtuali hanno un peso, un valore inestimabile nella fruizione dei contenuti, al pari della qualità dell’informazione che, On-line o Off-line, cela sempre le mani e la mente fervida di un bravo giornalista.