Quando il nuovo modo di creare contenuti tocca da vicino anche le parole chiave.
Per chi ha cominciato ad occuparsi di SEO qualche anno fa il termine risulterà ben noto. Per darne una definizione, con keyword density si indica la frequenza con la quale una determinata keyword viene ripetuta all’interno di un testo web. A determinarla è la seguente formula: la frequenza del termine in un documento (TFI), diviso per il numero di parole totale del testo (WCI).
Fino a qualche anno fa, infatti, una delle pratiche più comuni e sicuramente vincenti del vecchio modo di fare SEO era ripetere la keyword per la quale ci si voleva posizionare all’interno del testo. Questa tecnica funzionava: se la keyword density del testo superava quella dei competitors si otteneva un migliore posizionamento. Tanto che in molti casi la parola chiave veniva ripetuta più e più volte anche in un testo nascosto.
Tutto questo naturalmente prima delle ben note evoluzioni degli algoritmi.
Ma perché quindi ne stiamo ancora parlando?
Il fatto è che pur trovandoci nel 2015, e pur conoscendo molto bene gli ultimi aggiornamenti di Google, in molti si affidano ancora a questa vecchia tecnica, ostinandosi a operare “alla vecchia maniera”. Con il rischio di incorrere nel keyword stuffing, ovvero l’eccessiva ripetizione di una stessa keyword all’interno di un testo.
Quindi dobbiamo lasciar da parte il tema keyword e concentrarci solo ed esclusivamente sulla qualità e pertinenza del contenuto?
Anche se attualmente la creazione di contenuti originali e di qualità abbia senza dubbio la rilevanza maggiore, in quanto apprezzati e avvalorati da Google, in realtà tutto ciò sarebbe comunque riduttivo. Le keyword, sulle quali effettivamente si concentra la maggior parte del lavoro SEO, mantengono la loro rilevanza all’interno del testo: quello che è cambiato è soltanto il modo. A fare la differenza ora non è tanto la quantità di keyword inserite in un testo, ma la loro capacità di coprire un ventaglio semantico il più ampio possibile: vale a dire esprimere tutti i significati relazionati con esse.
E poi non dimentichiamoci che, come detto poco fa, operiamo all’interno di un web sematico, e Google è in grado di associare ad uno stesso concetto più di una parola. I nuovi algoritmi cercano sempre di più di fornire un contenuto interessante e pertinente alle ricerche degli utenti: credete forse che un testo in cui viene ripetuta meccanicamente la parola chiave della ricerca soddisfi le aspettative di un utente?
A questo proposito trovo molto interessante l’articolo di un collega, Andrea Ronzano, che secondo me riassume alla perfezione quel cambio di visione necessario per fare SEO nel 2015.
Detto questo credo che sia il caso di abbandonare le faticose acrobazie per cercare di incastrare più e più volte la stessa keyword secca in un testo. Cerchiamo di essere il più naturali possibile nella redazione dei nostri contenuti: gli utenti ringrazieranno e anche scrivere sarà per noi più piacevole.
Sonia Rosso, SEO Specialist