Secondo uno studio STC, Big G indicizza solo il 3,4% dei tweet, tutti di Vip e Influencer. Che fare per il SEO?

Solo il 3% dei tweet viene inserito nelle SERP. Come mai Google, a livello SEO, snobba così tanto Twitter?

Le relazioni fra Google e Twitter sono andate storicamente a corrente alternata, con accordi, mosse e contromosse che hanno spostato nel corso del tempo l’importanza dei messaggi in 140 caratteri nelle SERP del motore di ricerca N°1 al mondo. Qualsiasi agenzia SEO, in virtù della forza delle due parti, ha tenuto sotto controllo lo sviluppo della situazione: dal 2009 al 2011, Big G fu in grado di mostrare ai propri utenti tweet in tempo reale, con una tecnica di index diversa da quella di ogni altro sito.  Funzione interessante soprattutto per la natura stessa di Twitter, un Social che vive (e ha sempre vissuto) sull’immediatezza e sulla velocità.

L’accordo, tuttavia, saltò nel 2011: il colosso del microblogging rivendicò più controllo sui propri contenuti, e per un po’ Google si dovette adeguare a lavorare su Twitter come su ogni altro portale, indicizzando i tweet con un po’ di ritardo; fino al febbraio di quest’anno, quando il “patto” venne rinnovato, consentendo al motore di ricerca di inserirli nelle SERP in maniera automatica. Ora che un po’ di tempo è passato, si potrebbe pensare che Google sia riuscita, in questi mesi, a riversare l’immenso database di Twitter nelle sue pagine di risultato. Giusto?

Sbagliato. A quanto riporta Search Engine Journal, citando uno studio Stone Temple Consulting, oltre il 96% dei tweet è stato completamente ignorato da Google, e non compare nei risultati di ricerca organica: solo il 3,4%, infatti, risulta ad oggi indicizzato. Certo, considerando che prima dell’accordo tra le due aziende appena lo 0,6% dei tweet era presente nelle SERP, bisogna convenire che un aumento di oltre il 460% conferma la volontà di Google di recuperare il terreno perduto; tuttavia, la strada da percorrere resta bella lunga.

Google e Twitter sono compagni di hashtag. Ma a livello SEO le cose non vanno

Perché dati così sconfortanti, comunque? A Google Twitter non piace? Può darsi, anche se la causa più probabile del fenomeno potrebbe risiedere nel fatto che indicizzare tutti i tweet del globo sia una sfida troppo grande anche per il più migliore dei motori di ricerca. Il numero dei messaggi giornalieri che vengono postati dagli utenti del Social Network è infatti immenso, ed è destinato a salire inevitabilmente negli anni a venire, con l’aumentare delle iscrizioni. Per questo, è probabile che Big G non allenterà la presa, e dunque anche in ottica SEO e Digital PR sarà interessante seguire gli sviluppi.

L’unico settore di Twitter su cui Google si è invece mossa bene sembra essere quello degli Influencer, cioè gli utenti con un gran numero di followers: il sistema di crawling sembra darne grande priorità, fatto logico se si considera il seguito di questi “utenti speciali”, che catalizzano attorno ai loro account un gran numero di ricerche mensili. Ma al di là della nicchia degli influencer di Twitter,  il futuro sembra essere nella rapida indicizzazione dei pensieri comuni.

A entrambe le parti conviene infatti testare nuove soluzioni per rendere più semplice la ricerca dei tweet, se è vero che un po’ di attenzione alle tecniche SEO garantì a Twitter di aumentare di circa 10 volte il numero dei login da utenti “sloggati”, a novembre del 2014. E se i tweet sponsorizzati iniziassero ad essere trattati come quelli free dagli algoritmi di Mountain View, le strade si farebbero infinite.