In un articolo pubblicato dal Sole24Ore relativo ad una recente ricerca di Hays, azienda multinazionale specializzata in Management, i profili professionali più ricercati dalle imprese sono proprio quelli dei Manager (Senior e Junior), con particolare attenzione per il mondo dei Social Media: lo studio, realizzato su un campione di 270 imprese, ha confermato che ben il 69% delle aziende considera questi canali uno strumento fondamentale per aprire nuove e interessanti possibilità commerciali, aiutando allo stesso l’identità la definizione dell’immagine del proprio brand.
E non è finita qui: più della metà delle aziende afferma di valutare i profili social dei candidati nella fase di pre-selezione, tanto che sono molti i professionisti che hanno imparato a sfruttare questo mezzo per mostrare le proprie capacità e aspirazioni.
La domanda è: non esiste più confine tra ciò che riguarda la sfera professionale e ciò che invece afferisce al singolo individuo nella vita di tutti i giorni?
Secondo la nostra opinione, sicuramente influenzata dal fatto di lavorare in una agenzia web a Milano, la possibilità di differenziare i due ambiti si sta facendo sempre più labile, ma non a torto; ciò che compare su Facebook, Twitter o Instagram diventa pubblico, un particolare che molti utenti sembrano dimenticare. Ciò che si condivide online resta nella memoria del web per sempre, ed è quindi importante che gli utenti utilizzino in maniera accorta i social, soprattutto i più giovani, che tendo a fare un uso spasmodico delle nuove tecnologie e dei nuovi canali di comunicazione.
Quando un’azienda apre una nuova posizione e si trova di fronte un candidato che cerca di dare la miglior impressione possibile di sé e delle proprie capacità (professionali e umane), sta in realtà facendo una scommessa cieca: chi è veramente la persona che ha di fronte? È sufficiente avere un buon curriculum per aggiudicarsi il posto?
Se così fosse, lavorerebbero unicamente le persone over 30 particolarmente spigliate, così come siamo consapevoli che la prima impressione, il feeling che si instaura con una persona, ha un’influenza pesante sulla valutazione finale.
Affermare, o addirittura indignarsi, di fronte ad aziende che guardano come un candidato si comporta nella vita reale, è secondo noi sbagliato: i social rappresentano una finestra aperta sugli interessi, la personalità, le amicizie di ogni singolo utente e dicono molto della persona vera che si nasconde dietro ad ogni “candidato perfetto”, diventando un interessante parametro di valutazione dell’individuo che si presenta ad un colloquio.
Non è tutto, certo, ci sono altri elementi in gioco, non lo neghiamo. Ma se invece della prima impressione costruita ad arte si valutasse il candidato nella sua complessità personale e professionale, non sarebbe una selezione più vera?
Chi si nasconde dietro a tailleur e camice perfettamente inamidate?