Come ridurre bounce rate ed exit rate sul proprio sito

Performance, usabilità, intento di navigazione e non solo: alcuni semplici consigli per aumentare la permanenza degli utenti sul sito

Frequenza di rimbalzo (bounce rate) e tasso di uscita (exit rate) sono metriche di Google Analytics da interpretare con molta attenzione. L’accurata analisi di questi valori in relazione a una o più pagine del proprio sito permette di rispondere a domande come:

  • il contenuto risponde in maniera efficace alle aspettative degli utenti?
  • all’interno della/e pagina/e esistono elementi migliorabili in grado di aumentare la permanenza degli utenti sul sito?

Prima di darvi qualche consiglio su come ridurre bounce rate ed exit rate, vediamo più chiaramente che cosa identificano queste metriche.

Bounce rate vs. exit rate: che cosa sono?

La guida ufficiale di Google Analytics definisce le due metriche come segue:

  1. il tasso di uscita (exit rate) indica in percentuale quante volte quella pagina è stata l’ultima visualizzata nella sessione;
  2. la frequenza di rimbalzo (bounce rate) indica in percentuale quante volte quella pagina è stata l’unica visualizzata nella sessione.

Quindi, se l’utente atterra su una pagina (dando avvio alla sessione) ed esce da quella stessa pagina (senza averne visualizzate altre) allora avrà dato luogo a un “bounce” e, allo stesso tempo, a una “exit”. Se invece l’utente atterra su una pagina, cambia pagina e poi esce, avrà solamente generato una “exit” sull’ultima pagina visualizzata.

Ridurre bounce rate ed exit rate significa fornire all’utente un’esperienza di navigazione migliore, che di conseguenza può portare a un aumento del tempo di permanenza sul sito (con tutti i vantaggi che ne derivano). Ecco qualche consiglio per raggiungere questo obiettivo!

 

1. Intento di navigazione: perché soddisfare DAVVERO le aspettative degli utenti?

Non importa se l’utente atterra su un sito a seguito di una ricerca su Google, oppure dopo aver cliccato su un annuncio in Instagram. In qualunque caso, ogni volta che un utente accede a una pagina del sito ha delle aspettative. Se queste aspettative vengono disattese, l’utente prova smarrimento e, dopo una rapida scansione della pagina, abbandona il sito senza aver compiuto alcuna azione. Ecco allora aumentare exit rate e bounce rate.

Come ridurre bounce rate ed exit rate sul proprio sito

Come individuare e risolvere le criticità? Analytics alla mano, occorre, prima di tutto, scoprire quali sono le pagine caratterizzate da un elevato bounce rate:

  • nella sezione “Contenuti del sito > Tutte le pagine”, applicare “Raggruppamento dei canali predefinito” come dimensione secondaria (o, per ottenere dati ancora più precisi, “Sorgente / Mezzo”);
  • applicare anche un filtro avanzato in modo da analizzare solo le pagine che hanno avuto un numero di visualizzazioni sufficiente per un’analisi di qualità;
  • ordinare le pagine per “Frequenza di rimbalzo” discendente.

Ora, pensate alle aspettative che l’utente si era creato prima di atterrare su ciascuna delle pagine da analizzare. Questo tipo di ragionamento deve tenere particolare conto del canale.

  • Ricerca organica: quali sono le query che hanno portato traffico alla pagina oggetto di analisi? Qual era il reale intento di ricerca che vi si celava? Il contenuto soddisfa efficacemente questo intento?
  • Ricerca a pagamento: similmente, quali sono le query che vengono intercettate attraverso gli annunci paid? Si tratta di parole chiave troppo generiche che magari non hanno attinenza con il contenuto della pagina target?
  • Social: la pagina linkata da Facebook è stata presentata in maniera tale da far capire agli utenti che troveranno un certo tipo di contenuto?

… e così via. Se siete sicuri che l’abbandono non è legato a una mancata soddisfazione delle aspettative, allora probabilmente il motivo per cui l’utente abbandona la pagina dipende da altre criticità.

2. Performance: perché è importante che una pagina carichi rapidamente?

È ormai noto che  gran parte degli utenti online abbandona una pagina se questa impiega più di 3 secondi per mostrare un primo rendering dei contenuti più rilevanti (si parla del 57% degli utenti). La velocità di caricamento di una pagina web è un fattore rilevante in termini di posizionamento SEO e conversioni:

  • da luglio 2018, con lo Speed Update di Google, il tempo di caricamento è ufficialmente un fattore di ranking. Scarse prestazioni significano posizionamenti inferiori e, quindi, meno traffico organico;
  • il fatto che, in caso di scarse prestazioni, mediamente il 57% degli utenti lasci la pagina, comporta inevitabilmente una diminuzione nel numero di conversioni, oltre che un aumento del bounce rate.

Individuate su Analytics le pagine che si caratterizzano per avere elevati bounce rate ed exit rate, poi studiate i loro tempi di caricamento nella sezione “Comportamento > Velocità del sito” o attraverso strumenti come Lighthouse o Web Page Test. Magari la ragione di un altissimo bounce rate si trova semplicemente nella presenza di immagini non compresse in pagina.

 

3. UX/UI: perché è importante ragionare su esperienza utente e layout?

Mettiamo che le pagine che state analizzando rispondono alle aspettative degli utenti e presentano tempi di caricamento nella norma.

E se il problema fosse legato a una pessima strutturazione dei contenuti e degli elementi di navigazione? Questo tipo di problematiche è più frequente di quanto si pensi, e porta gli utenti ad abbandonare una pagina perché, semplicemente, una navigazione complessa richiede più sforzo intellettivo di quanto si è disposti a compierne. Il risultato, in casi simili, è un aumento del tasso di abbandono.

Studiate, se possibile con l’aiuto di un esperto di usabilità, l’interazione degli utenti con la pagina e scoprite se le call to action inserite vengono cliccate, se la navigazione da una pagina all’altra avviene in maniera fluida, ecc.

Potete utilizzare uno strumento come HotJar che, oltre a registrare la navigazione dell’utente sul sito, permette anche di creare mappe di calore in grado di rivelare aree “poco battute” della pagina e quindi potenzialmente migliorabili.

 

4. Contenuti correlati: perché è importante veicolare l’utente verso le pagine interne?

Un altro semplice metodo per prolungare la navigazione dell’utente sul sito consiste nell’implementazione di un sistema di link interni in grado di fornire spunti di approfondimento pertinenti.

Un’accurata gestione di categorie e tag semplifica notevolmente la gestione dei contenuti correlati, sia in caso di progetti editoriali che su e-commerce. Occorre mettersi nei panni dell’utente, capire i suoi interessi e considerare sia il suo scopo di navigazione che il canale utilizzato per navigare verso la pagina.

Solo così sarà possibile mettere in evidenza collegamenti a determinati contenuti invece che ad altri. Volete facilitare ancor di più la vita agli utenti? Se avete una sezione dedicata a contenuti o prodotti correlati, inserite un breve excerpt che permetta di caratterizzare ogni pagina suscitando così l’interesse a cliccare.

 

5. Pop-up e ads: perché è meglio evitarli?

Ci sono elementi in grado di arrecare molto fastidio alla navigazione dell’utente:

  • pop-up che appaiono immediatamente dopo il caricamento della pagina;
  • musica di sottofondo;
  • pubblicità poco pertinenti o che interrompono la fluidità del contenuto.

Valutate la reale utilità di questi elementi e, se possibile, rimuoveteli o quantomeno impostateli in modo da disturbare il meno possibile la navigazione.

Seguendo questi suggerimenti riuscirete ad abbattere notevolmente il tasso di abbandono sul vostro sito e a garantire un’esperienza di navigazione di maggiore qualità, che un ulteriore lavoro di ottimizzazione contribuirà a trasformare in maggiori conversioni. Provate anche voi!