Come sfruttare le linee guida di Google per produrre contenuti di reale valore

Quality Rater

È dal lontano 2014 che si sente parlare delle cosiddette “Linee guida per i quality rater”, il documento fornito da Google a un team di persone in tutto il mondo incaricate di effettuare un controllo umano sulla qualità dei risultati che appaiono in SERP.

In sostanza, Google chiede ai propri quality rater di testare/valutare SERP e relative pagine con l’obiettivo di raccogliere più feedback possibili circa potenziali modifiche da applicare al proprio algoritmo di ricerca.

Se Google, in risposta ai test, vede che le valutazioni fornite dai rater fanno emergere un elevato grado di soddisfazione, allora è probabile che la nuova modifica diventi parte integrante dell’algoritmo globale.

Se invece la valutazione fornita è complessivamente negativa, è probabile che il motore di ricerca provi ad affinare la modifica effettuata oppure la ignori del tutto, orientandosi verso nuovi elementi da testare.

Come avvengono i test dei quality rater di Google?

La prima cosa importante da sapere è che, dopo aver studiato le linee guida fornite da Google (qui il documento aggiornato a luglio 2018, di cui si parlerà più avanti), i quality rater accedono a una piattaforma contenente i “task” su cui lavorare.

Ogni task presenta al rater le seguenti informazioni:

  • Query, i termini che vengono digitati all’interno della barra di ricerca;
  • Locale, la combinazione di linguaggio e posizione dell’utente che digita la query;
  • SERP, la pagina dei risultati di ricerca proposta da Google che sarà oggetto di valutazione da parte del rater.

Test Quality Rater

Il rater fornisce il proprio feedback per mezzo di una valutazione che tiene conto di due aspetti:

  • qualità della pagina;
  • soddisfazione dell’intento di ricerca.

Prima di entrare nel dettaglio di queste due componenti è importante fare alcune considerazioni che possono far riflettere sul perché occorre attenersi quanto più possibile alle linee guida fornite da Google ai rater.

I rater rappresentano gli utenti

Non è possibile che un rater inglese residente da poco in Italia sia incaricato di valutare SERP che rispondono a query con locale italiana.

Il rater, in base alla query e alla locale fornite, deve essere in grado di interpretare perfettamente l’intento che si cela dietro alla domanda rivolta da un utente al motore di ricerca, per questo motivo deve condividere il suo stesso background culturale e linguistico.

Per molte query l’intento di ricerca non cambia a seconda della locale – es. [facebook.com] – ma, ad esempio, la query [burro] cercata dall’Italia nasconde un significato diverso rispetto alla stessa query effettuata dalla Spagna, giusto?

I rater ragionano in prospettiva mobile

L’attuale “Part 2” delle linee guida si intitola “Understanding Mobile User Needs”, ma è già dalla prima versione delle guidelines che si ragiona con focus sui dispositivi mobili.

mobile first index

Questa frase rispecchia molto chiaramente gli obiettivi di Google:

Users want results right away, at that moment, and may not be able to spend a lot of time to find what they are looking for”.

Ecco allora che in fase di valutazione il rater dovrà mettersi nei panni di un utente on-the-go, che vuole la risposta migliore nel più breve tempo possibile.

Mobile first indexing vi dice qualcosa?

 

… sei curioso di saperne di più? Puoi trovare la seconda parte dell’articolo qui!